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Compito per il weekend: apri una bottiglia di Oasi di Aquila del Torre

A me è stato proposto così, un venerdì mattina, senza una parola di più nè una di meno. Una semplice funzione da assolvere. A propormelo è stato un personaggio che “di vino ne sa qualcosa”, per usare un eufemismo.


Tuttavia lo ammetto, quel venerdì, man mano che passavano le ore della giornata quasi non riuscivo a pensare ad altro. A come sarebbe stato degustare questo “famigerato” vino. Durante la giornata ho sfogliato qualche volta la scheda tecnica, per sapere quantomeno a cosa sarei andata incontro. Eppure, la sfogliavo appositamente in modo quasi distratto e distaccato per evitare di crearmi aspettative che sarebbero poi state deluse. Solitamente mi reputo una persona ottimista, ma in materia di vino, ritengo che crearsi alte aspettative sia deleterio. Sapevo che avrei bevuto un picolit, di annata 2016, di Aquila del Torre, una cantina friulana che produce con metodo biologico.

Tornata finalmente a casa, ho iniziato a mettere in pratica una specie di rituale. Niente di esoterico! Ho avviato la riproduzione di un album musicale, di Cat Stevens per la precisione, e dopo aver stappato e versato il vino nel calice, mi son messa a preparare qualche stuzzichino con formaggi a pasta molle, come da indicazione nella scheda tecnica. Mentre circolavo per la cucina, ogni tanto portavo al naso il calice, il quale ogni volta sprigionava profumi sempre più intensi, ma allo stesso tempo gentili, delicati.

Ricordo bene l’espressione di mio marito mentre mi guardava dal salotto. Mi ha chiesto se ero ancora sul Pianeta Terra.

Ed ecco, dopo aver concluso i preparativi, stava arrivando il momento più atteso ma anche più temuto della serata. L’assaggio vero e proprio.

Mi rendevo conto che la domanda di mio marito era più che lecita. Perché sì, ero ancora sul Pianeta Terra, ma questo vino mi stava portando in luoghi lontani. Solo allora sono riuscita a capire il nome sull’etichetta: “Oasi”. Una vera oasi, di nome e di fatto. Un sapore unico, avvolgente. Quasi timido all’inizio ma pervasivo dopo pochi secondi.

I suoi profumi e i suoi sapori sono stati in grado di portarmi da paesaggi verdi, fioriti, quasi alpestri, a luoghi più caldi, esotici, circondati da frutta.

Di proposito, non voglio dilungarmi per parlarne in modo più approfondito. Il mio auspicio è che qualcuno, come me, abbia la fortuna di scoprirlo da solo. Ringrazio perciò chi mi ha fatto conoscere questo gioiellino senza aver speso parole, perchè mi ha permesso di vivere questa esperienza in modo libero, senza suggestioni. Inoltre, il merito va proprio alla Cantina Aquila del Torre, un’azienda dal carattere familiare che si impegna nella produzione di vini nel pieno rispetto dell’ambiente in cui lavorano e in cui vivono.

Lo stesso compito ora, lo suggerisco anche a voi!