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C’era una volta a Pyras…

Ho sempre pensato al birrificio Pyraser come a un luogo felice, immerso nel verde di un contesto quasi fiabesco.


Le immagini che lo raffigurano, di uno stile simile ai libri illustrati per bambini, sembrano enfatizzare l’idea di una realtà immaginaria. In un certo senso mi diverte fantasticare sul fatto che le loro birre vengano prodotte da simpatici nanetti che canticchiano spensieratamente mentre svolgono il loro lavoro.
Eppure la realtà Pyraser è figlia di una storia in cui le avversità non sono di certo mancate. Probabilmente queste figure ci aiutano ad alleggerire un po’ il “racconto” e a non dimenticarci del suo lieto fine.

Il suo “C’era una volta” risale al 1749 quando a Pyras, un paesino tedesco situato nel cuore della Franconia, la famiglia Bernreuther (di provenienza austriaca) decise di acquistare la fattoria “Zum Angerwirt” al fine di dedicarsi soprattutto al legname.
L’origine vera e propria del birrificio tuttavia ebbe inizio solo nel secolo successivo a seguito di un evento improvviso. A causa della limantria, una farfalla parassita colpevole della defogliazione di qualsiasi albero, le attività della fattoria vennero messe repentinamente in crisi. La famiglia Bernreuther fu perciò costretta a reinventare la propria professione, intraprendendo così la strada della produzione brassicola.

Dopo una serie di episodi avvenuti tra la fine dell’Ottocento e metà del Novecento, comprendenti sia notevoli progressi industriali che travagliate vicende familiari, il birrificio fu messo duramente alla prova durante la seconda guerra mondiale. Al termine dei conflitti, i Bernreuther dovettero impegnarsi con tenacia per risollevare le sorti di Pyraser. Con buone dosi di coraggio e un grande spirito imprenditoriale decisero di compiere importanti investimenti grazie ai quali riuscirono a portare avanti negli anni l’attività fino ad arrivare ai giorni nostri.

Oltre agli eventi critici che hanno caratterizzato la vita di Pyraser non bisogna però dimenticare la loro “miniera d’oro”: quegli elementi positivi che hanno favorito e in un certo senso giustificato l’attività brassicola.
Le materie prime utilizzate dall’azienda possono infatti considerarsi a “chilometro zero”.
Il birrificio è situato all’inizio del parco naturale della valle del fiume Altmühl, un territorio ricco di fossili e famoso per l’Hallertau, una della zone più famose per la coltivazione del luppolo. L’acqua, utilizzata per la produzione della birra, sgorga purissima da una sorgente situata dietro al birrificio, nella profondità del bosco. Grazie alla particolare composizione dei suoi minerali non necessita depurazioni, rimanendo così “al naturale”. Tra le proprietà principali è bene ricordarne il basso contenuto di sodio e l’ottima digeribilità, entrambi fattori che incidono positivamente sulla qualità della birra.
Anche l’orzo viene coltivato nei dintorni di Pyras, così come il lievito naturale che viene poi mantenuto con cura e dedizione dai mastri birrai.

Le birre vengono così prodotte con un procedimento artigianale, caratterizzato dalla selezione delle materie prime, da lunghi tempi di cottura, da fermentazione, maturazione ed infine dall’assenza di processi di pastorizzazione.
Pyraser dimostra di essere un’azienda rispettosa della natura, con un bilancio energetico assolutamente positivo. Grazie alla produzione di biogas naturale ricavato dagli scarti agricoli e di lavorazione, il birrificio è in grado di produrre a costo zero, cedendo addirittura l’energia ai paesi vicini.

Ne Il Signore degli Anelli, un romanzo fantasy ricco di avventure, ma anche di disavventure, Tolkien scrive: “Si dice che le lingue dei Nani non la smettono più quando si mettono a parlare del loro lavoro”. Nel caratterizzare i suoi personaggi fantastici, lo scrittore vuole mettere in luce che l’orgoglio dei nani è strettamente legato all’attaccamento per il lavoro. La loro grande dedizione, che spesso sfocia in una sana “testardaggine”, è ciò gli permette di raggiungere risultati proficui.

Mi piace pensare che la famiglia Bernreuther sia un po’ come questi nani, affezionati al loro lavoro e un po’ “cocciuti” (nell’accezione buona del termine). Credo che sia proprio grazie a questa spiccata personalità che la loro attività si sia tramandata nelle generazioni nonostante le ostilità. Per quanto riguarda il giudizio sul frutto del loro operato… quello lo lasciamo a voi!